Kelly Link, poco conosciuta in Italia (anzi, diciamo pure per niente conosciuta), è invece ritenuta una delle più brillanti autrici di racconti brevi negli USA. E’ riuscita a vincere nella stessa notte due premi Nebula in due catogorie differenti, per Magia per principianti e La borsa fatata, riuscendo, con quest’ultimo racconto a vincere anche un premio Hugo e un premio Locus. Evento raro, che l’ha lanciata nel panorama internazionale. Personalmente, per quel poco che ho letto, mi ricorda un po’ Gaiman, ma ogni racconto ha un suo sapore unico.
La bara sbagliata: è un racconto horror molto soft, scritto molto bene, e dal taglio ironico e brillante. Non è molto chiaro dove l’autrice intenda andare a parare all’inizio, ma il modo in cui usa i personaggi, la trama, e come li descrive è fresco e particolare.
I maghi di Perfil: è un racconto che mi ha colpito molto, si adatterebbe bene a un romanzo, e mescola assieme elementi classici del fantasy e dell’horror, a una ambientazione più dark e urban: in soldoni, è un bel racconto slipstream, capace di prendere il meglio dai vari generi mescolandoli assieme, maghi, treni, torri altissime, e un mondo sull’orlo di una guerra atroce.
Magia per principianti: un racconto strano, molto strano. Scritto benissimo, non annoia, è un gioco di scatole cinesi, ma visti i tanti premi vinti mi aspettavo qualcosa di più. Ben scritto, credibile, i personaggi sono ben caratterizzati, ma mi ha lasciato perplesso proprio sul finale.
La borsa fatata: bello! Davvero bello, non c’è che dire. Molto particolare anche questo racconto. Mi piace come la Link fonde mito, modernità, a quel pizzico di non senso che aleggia un po’ in tutti i suoi racconti, eppure, inventando storie per nulla banali. Di cosa parla il racconto? Un popolo antico. Una borsetta che contiene tutto il loro mondo. Una nonna sui generis. Una nipote che racconta la sua storia. E che ora ha una missione…
Il cappello dello Specialista: bella ambientazione, le gemelline inquietanti sono sempre un classico, ma abbastanza sconclusionato il racconto. Bella l’atmosfera, ma un po’ troppo vacuo.
Il mostro: un campus, dei ragazzi che vi passano l’estate, la vita da campo e all’aria aperta, e l’incontro con “qualcosa” che era meglio non incontrare… ben scritto, carino (nulla di più, però), e da conisderarsi un po’ come la “rivincita dei nerd”.
Il surfista: non è un racconto per tutti, ed è molto particolare. Mi è sembrato un bell’omaggio alla narrativa fantascientifica (citata più volte, nelle letture dei vari personaggi). Bella l’ambientazione, non troppo futuristica, poco più avanti dei nostri giorni, ma molto, molto diversa. Mi è piaciuto, non l’ho amato, ma mi è piaciuto.
La sentinella di Abal: bello e visionario, con un colpo di scena finale niente male. Ambientazione dark e polverosa, moto affascinante…
Piccoli mostri da incubo: forse tra i migliori dell’intera raccolta. All’inizio non capivo cosa ci stesse raccontando la Link, poi però i colpi di scena sono arrivati uno dopo l’altro, e allora, beh, tanto di cappello!
Il gioco di Cenerentola: il più breve, ma molto piacevole, con un finale molto aperto, molto scuro e cupo. I bambini “oscuri” hanno sempre il loro diabolico fascino…
Una bella raccolta, per un’autrice che meriterebbe molta più attenzione. Sofisticata, a volte un po’ troppo, ma mai banale o scontata (e che sa Scrivere!).
Ciao,
L.
Uhuhuh… mi hai fatto venire una voglia! Spero arrivi presto in libreria! 😉
Ho letto il 1° racconto, e devo dire che non mi è dispiaciuto.
Una bella antologia, davvero molto carina e diversa dal solito.
L.