Leggevo da qualche parte che per far breccia in ogni campo (soprattutto artistico) bisogna per forza di cose far parlare di sé e stupire. Scioccare, quasi. Io personalmente non lo trovo necessario, a dire il vero. Solo chi non ha nulla, o poco, da dire ricorre a questi mezzucci. Ma contenti loro, contenti tutti. Il consiglio spassionato che vi do io è siate voi stessi. Punto. Non vestite maschere. Un buon testo si vede anche senza coprirlo con inutili orpelli, brutture, o inutilità. Questa cosa dello stupire l’ho letto en passant su un blog che tenta di parlare di editoria, marcando il fatto che oggi per arrivare si deve fare scalpore in un modo o nell’altro. Oggi. Ma è così? Oggi? Siamo davvero figli di Britney Spears? O Lady Gaga? A me pare la scoperta dell’acqua calda.
Erroneamente il modello “pop” si è radicato con questa fantasia che oggi bisogna strafare. Prima non c’era niente.
Lo dico da tempo: la storia a molti non ha insegnato niente, ed è un peccato che ci si convinca a studiarla sempre meno.
In realtà le prime vere icone pop, stravaganti, eccessive, fuori dagli schemi, sono stati gli scrittori più impensabili. Proprio come le suddette cantanti, amavano stupire, creare scalpore e farlo a 360°, ma non per mera moda: perché erano, si sentivano, pensavano e si comportavano come natura li aveva creati. Per una Lady Gaga che gioca con la sua sessualità, per poi precisare che a lei piacciono solo gli uomini, c’è una Virgina Woolf veramente pop: depressa, affetta da patologia borderline, invischiata (con piacere, si direbbe dalle sue biografie) in appassionate relazioni con alcune donne, scrittrici e artiste, come Violet Dickinson, Vita Sackville-West e Ethel Smyth, che influenzarono profondamente la sua vita e le sue opera letterarie.
La stessa Vita Sackville-West è un tipino fuori degli schemi, altro che Spears!, fu sposa adorata di Harold Nicolson, diplomatico, giornalista, membro del Parlamento e autore di biografie e racconti. Ma sia Vita che il marito ebbero varie e consecutive relazioni extra matrimoniali. Alla faccia di chi crede di stupire oggi solo accennando a qualche strusciata di sfuggita in un video musicale.
Per Vita, la relazione che ebbe gli effetti più profondi e duraturi, fu quella con la sopraffina scrittrice Violet Trefusis (che fra l’altro aveva una sincera “simpatia” per Virgina Woolf, ed ecco che si chiude il cerchio… o triangolo?). E come dimenticare Oscar Wilde e il giovane poeta Lord Alfred Douglas? Chi è più pop di loro? Chi ha osato di più? Carcere compreso per molti e molte. Il finto voler strafare di oggi è una pallida imitazione di ciò che già 100 anni fa avevano fatto questi maestri della letteratura, danza e pittura.
Si può pensare anche alla ballerina Ida Rubinštejn, che nel 1911 iniziò una relazione, durata tre anni, con la pittrice Romaine Brooks. E tra il 1903 e il 1904 la Brooks fu, per un breve periodo, sposata con il pianista bisessuale John Ellington Brooks. A che se presto però i due raggiunsero un accordo: non avrebbero divorziato, in modo da mantenere lo status socialmente rispettabile di persone sposate, ma non avrebbero più convissuto. In cambio Romaine avrebbe garantito una rendita mensile al marito. Che accettò volentieri.
Lasciato il marito la Brooks ebbe, tra le altre, relazioni amorose con l’ex amante di Oscar Wilde, Lord Alfred Douglas (e via che i cerchi e i triangoli si intrecciano… altro che bacio saffico fra Aguilera, Madonna e Spears!), con la ballerina Ida Rubinstein e con lo scrittore e politico Gabriele D’Annunzio (D’Annunzio nemmeno lo cito, non mi basterebbe un libro per raccontare chi ha incontrato, visto e… vabbè, sì.). La più importante relazione della vita di Romaine, durata cinquant’anni, fu però quella con la scrittrice Natalie Clifford Barney, che incontrò nel 1915.
Ma Natalie era quella che oggi definiremmo un peperino a tutto tondo… Verso il 1912, come dicevamo, iniziò una relazione che durò cinquant’anni con la pittrice Romaine Brooks; ma non resisterà, ormai ottantenne (cioè, se non avete capito in lettere ve lo scrivo in numeri e a grassetto: a 80 anni!), alla tentazione di tradirla con Janine Lahovary, e Romaine due anni prima di morire romperà con lei. Cioè, ma ve la immaginate? Questa 80enne, dopo 50 anni, oramai tutta grinze e dentiera, decide di instaurare una appassionata relazione con la Lahovary? Beh, complimenti a Natalie Clifford Barney, da oggi è la mia eroina personale.
Ma potrei continuare all’infinito, con la pittrice Vanessa Bell (sorella di Virginia Woolf), Mata Hari, l’autrice Marguerite Yourcenar, e via discorrendo. Se siete davvero curiosi, però, cercatevi su wiki Angelica Garnett (figlia di Vanessa Bell, e nipote di Viginia Woolf). Non ve la racconto qui, non ce la faccio proprio, ma Angelica (anche lei scrittrice davvero “pop”) è il coacervo di tutti gli intrecci qui sopra. E riassumendo: suo padre non era in realtà suo padre; l’amico di famiglia di sua madre era il suo vero padre; e l’amate del suo vero padre divenne poi suo marito… è abbastanza? Immagino che fra qualche decennio, non subito, tutto questo verrà adoperato da qualche “iconcina pop” come immagine usa e getta, solo per il gusto di trasgredire (figuriamoci).
Quindi no, non prestatevi a mode scadenti che sanno di già sentito solo per arrivare da qualche parte. La miglior trasgressione possibile è essere ciò che siete.
Ma ora, domanda a quiz. Perché vi ho parlato di questo?
Scegli la risposta che ritieni più giusta:
a) Non sapevo come occupare il post del lunedì mattina.
b) Per parlare di letteratura, società e cultura popolare, e di come certi stilemi tornano e si rigenerarono col tempo. Nulla si crea tutto si distrugge, ingurgita, e si ripropone (come quando si mangia troppo pesante, per intenderci). E per mostrare come tutta questa costruzione non abbia nulla a che vedere con l’originalità in sé compiuta.
c) Perché intimamente spero che lì fuori ci siano un sacco di artisti che non vedono l’ora di dar vita a triangoli di questo genere, per costruire tutti assieme il nostro scandalo…
[ Nota: solo se hai scelto la risposta C, la mia mail si trova in contatti. ]
A parte gli scherzi, trovo interessante osservare come il “nuovo” non sia altro che un rimestio generalizzato di qualcosa che già cento anni fa era a portata di tutti. Perché non se ne parlava fuori dei soliti circoli? Ma ovviamente perché non c’erano i mezzi di oggi. Questo però non significa che ciò che vediamo oggi sia il nuovo, il trasgressivo, l’andare oltre perché “oggi è oggi”. Aprite qualche bella biografia, e fate conoscenza con qualche personaggio “vero” e non “costruito”.
L.
Secondo me,la risposta giusta è la C… Che faccio, ti contratto privatamente?
La miglior trasgressione possibile è essere ciò che siete: dunque la miglior trasgressione possibile è, forse, non essere trasgressivi?
Bravissimo Alfredo!
Era la risposta esatta… e sì, la mia mail è semrpe là, contatta e mettiti in fila… 😀
L.
non è vero, era la a) :p
E se fosse un mix di a – b – c?
Anche solo la c però ha il suo fascino… 😛
L.