Sicuro rifugio. Lettura intrigante. Mondi che mi portano lontano. Indietro. Lei continua a essere un modello, il mio modello di riferimento. Parlo di Marion Zimmer Bradley. Oramai, sempre più a contatto col fantasy, si consolidano in me alcune piccole certezze. Alcuni atteggiamenti, chiamiamoli così.
Il primo è che non mi piace la scuola nostrana degli autori che si prendono troppo sul serio. Troppi oramai. Finto-colti. Freddi e calcolatori, cinici e caustici (ma solo per darsi un tono, la loro pochezza è risaputa). Che delirano sui loro blog di… boh, non lo so a dire il vero, mi annoio dopo le prime righe. Non mi piacciono perché, fondamentalmente, io non riesco a prendermi sul serio. Mi verrebbe da dire loro: andiamo, ridi un po’! Mica c’avrai sempre un dito infilato in…
Una fortuna che io parli poco. Difatti gli esempi deliranti e ridicoli non mancano, specialmente in casa nostra, dove pubblicare un romanzo (ripeto 1 romanzo) fa ingigantire l’ego di chicchessia (rabbrividisco al pensiero di cosa avrebbe dovuto fare MZB, con 70 romanzi e 30 antologie alle spalle, di cui molti con milioni di copie vendute: si sarebbe dovuta comportare come una cinica e diabolica Tiranna). Ed ecco che per chi bazzica fra redazioni di riviste, case editrici e agenzie, c’è davvero da mettersi le mani nei capelli (sarà per quello che me ne sono rimasti pochi?).
Fatto secondo è che ho modelli imperituri, che non crollano. Autori che hanno iniziato a “parlare” quando avevano un motivo per farlo, qualcosa da dire, solide basi letterarie alle spalle e un bagaglio culturale non indifferente. Per avere tutto ciò, ci servono vagonate di tempo. Fra loro alcuni stranieri, vari italiani anche; e a questi ultimi devo molti grazie per molte cose. Il modello scolpito nel cristallo più limpido, per me, resta Lei: Marion Zimmer Bradley. Per questo non seguo i blog con i deliri quotidiani di alcuni autori italiani con l’ego gonfio come un rospo, non hanno niente da dire, non di fronte a giganti come Lei.
Ma poi, è tutto un tornaconto personale… bastano due giorni e la neve cade sull’inferno di parole sollevate. Ognuno ha avuto quello che voleva, è la solita minestra riscaldata e tristissima. Agli esordienti che inviano romanzi, quindi, ricordo che questo non è un mondo di balocchi in cui è facile entrare, e spesso è un amore che ti violenta l’anima. Ma tranquilli: i modelli ci sono, eccome se ci sono…
Marion Zimmer Bradley.
Nata e cresciuta negli anni della Grande Depressione, Marion Eleanor Zimmer, fin da giovanissima, iniziò a leggere e a interessarsi di letteratura fantascientifica e fantastica, pubblicata su riviste come Weird Tales e Argosy.
« Ho già raccontato questa storia; come accadde che, tornando in treno da Watertown, New York, a casa mia nella Renesselaer County, dovessi aspettare una coincidenza a Utica. Fu in quell’occasione che, praticamente per la prima volta in vita mia, decisi d’investire parte dei miei guadagni estivi nell’acquisto di una scatola di cioccolatini e di una rivista di mio gusto. Acquistai un numero di Starling Stories dov’era pubblicato The Dark World, di un certo Kuttner, il cui nome completo — ma questo l’avrei appreso più tardi — era Catherine Moore Kuttner. Riguardando a una vita ricca di eventi, posso dire in tutta onestà che nessuna esperienza mi ha mai ridato l’emozione e l’entusiasmo di quel viaggio nel crepuscolo, immersa nello splendido mitico romanzo di un uomo che trasforma i mondi.»
La carriera di scrittrice fantasy della Bradley iniziò nel 1949 con la partecipazione a un concorso letterario, mentre il suo primo racconto pubblicato risale al 1952 sulla rivista Vortex Science Fiction. Il racconto si intitolava Centaurus Changeling (in Italia fu pubblicato come Innesto centauriano, ed è presente in Le più belle storie di Marion Zimmer Bradley), che da subito la introdusse nel mondo della fantascienza statunitense.
« Dopo un’infanzia terribilmente solitaria, da topina di biblioteca, tra ragazzi interessati solamente al lancio di palle d’ogni forma e dimensione, e tra ragazze il cui unico scopo nella vita era indossare gonnelline microscopiche e saltellare vociando “Iè, iè, iè” a favore dei lanciatori di palle (attività che, a mio parere, rimane a tutt’oggi ancor più cretina che lanciare le palle), avevo scoperto persone a me congeniali.»
Ma fu solo in seguito, una ventina di racconti dopo e quasi un decennio più tardi, che la Zimmer Bradley pubblicò il primo romanzo della sua carriera, I falconi di Narabedla, che uscì a puntate su di una rivista, nel 1957 (e solo successivamente edito in un unico volume).
Il primo vero romanzo, pubblicato come tale, fu The Door Through Space nel 1961 (ambientato in una sorta di “pianeta Darkover” ancora in fase di gestazione), seguito a breve da Seven from the Stars (sempre nel 1961). La passione per questo tipo di narrativa nacque in lei durante gli anni adolescenziali, ed è proprio questo l’impulso che la portò ad affrontare uno studio del genere e a pubblicare oltre 60 romanzi, appartenenti in buona parte ai suoi due cicli narrativi più famosi: il ciclo di Avalon e il ciclo di Darkover. Fondamentale è ricordare anche l’attività di editor e curatrice antologica dell’autrice. Questo ruolo Marion Zimmer Bradley iniziò a ricoprirlo dall’inizio degli anni ottanta e lo continuò fino alla fine dei suoi giorni, con la pubblicazione di oltre 30 raccolte antologiche e 50 uscite periodiche di una rivista curata dalla stessa. Molti nomi del fantastico furono scoperti in queste raccolte, fra cui: Diana L. Paxson, Deborah J. Ross, Mercedes Lackey, Laurell K. Hamilton e molti altri.
« Nonostante i mucchi di scartafacci senza valore che devo sorbirmi, non ho mai perduto il mio sense of wonder, ed è per questo che continuo a fare questo lavoro e che continuerò a farlo, finché la gente continuerà ad acquistare libri, e i miei occhi resisteranno. Lo faccio anche per onorare la memoria di Don Wollheim, che prima di lasciarci è stato uno dei nostri maggiori scopritori di talenti. La lista dei nomi che ha fatto conoscere al pubblico e portato al successo riempirebbe un’altra pagina ed esaurirebbe la vostra pazienza. Ed è così che voglio essere ricordata. Anche se i romanzi scritti da me finiranno per essere dimenticati, mi piacerebbe pensare che sarò ricordata come una curatrice di collane che amava trovare nuovi talenti. E che, come John Campbell o Don Wollheim, ne ha scoperti tanti.»
Tra i suoi romanzi più importanti si ricordano: Le nebbie di Avalon, La torcia e Le luci di Atlantide, oltre ad alcuni titoli del Ciclo di Darkover che hanno valso all’autrice due nominations al Premio Hugo (La spada di Aldones e La torre proibita) e una al Premio Nebula (L’erede di Hastur). Nel 2000 ha ricevuto il premio alla carriera World Fantasy Award for Life Achievement.
Guarda Luca, ci sono due autori che io mi sento di ringraziare per avermi cambiato la vita. Certo, altri li dovrei ringraziare per avermi fatto dono di grandi testi, ma due mi hanno cambiato la vita.
Il primo è Christian Jacque, quello che ha scritto ‘Ramses’, per intenderci. Lui è un autore commerciale, non c’è dubbio. La sua è una scrittura che ora come ora preferirei non leggere ma… ma prima di aver letto il secondo romanzo di questa saga egiziana, io non leggevo affatto. Quel romanzo ha dato il via alla mia passione per la lettura, una passione che non ha fatto altro che crescere. Alle volte, basta trovare il libro giusto.
Il secondo è una lei, ovvero la signora che citi tu, Marion Zimmer Bradley. Lei mi ha trasmesso l’amore per il fantastico dandomi un colpo fortissimo con il suo ciclo arturiano. Se leggo tanta narrativa fantastica lo devo a lei. Ma devo a lei anche l’amore per la scrittura, perché lei mi ha fatto capire che la parola scritta è magia, che con un libro puoi raccontare una storia magnifica, ma puoi anche esprimerti, esprimere concetti e pesnieri. La parola scritta è, in un certo senso, potere.
Lei è unica! E’ una narratrice instancabile, meravigliosa, con uno stile perfetto ed una fantasia indomabile. E sa sempre dire grandi cose, e racconta sempre grandi storie. Non c’è un solo suo libro, di quelli letti fino ad ora, che non ho amato. E con tutto quello che faceva, riusciva a trovare il tempo per cercare giovani talenti del fantastico.
Era davvero un personaggio mitico che continuo ad amare ed ammirare.
Grazie Luca, per averla ricordata.
Sì, capisco cosa vuoi dire. Per me è lo stesso, in effetti. Ho un sacco di autori che apprezzo molto, ma se devo pensare a chi mi ha veramente dato qualcosa (mi portato alla scrittura, ecc. ecc.) be’, senza dubbio MZB. E sopratutto Darkover. E’ in assoluto la saga che preferisco di più, e che mi rispechia di più anche quando tento di scrivere cose che, in assoluto, sono solo mie. Fra l’altro è da un po’ che mi gira in testa la voglia di rileggere TUTTA la saga, dall’inizio. Devo trovare il momento giusto però, non prima. Qualche sera fa ho sfogliato Il Ribelle di Thendara e quando mi sono staccato avevo già finito tutto il primo capitolo. Non succede spesso una cosa del genere… 😉
L.
concordo su tutto il post.
un abbraccio
(da Elena, non da Naeel)
ciao luke,
come ben sai per me lei non è una scrittrice, bensì la regina del fantasy. Sicuramente una donna eccezionale. Al di là del normale ambito di uno scrittore. MOLTO al di là. Genialità e al contempo umiltà Una mistura rarissima ne converrai anche in scrittori famosissimi.
Venendo a quanto dici, c’è anche da tenere presente che non sempre per dire la propria opinione si deve avere all’attivo cento e passa libri. Alle volte basta credere fermamente in ciò che si fa, amare follemente ciò per cui s’è combattuto.
Infine, anche MZB era un essere umano avrà avuto i suoi bei difettucci, santificarla per noi che l’amiamo follemente è facile. Ma pensa agli scontri furibondi che ebbe con le femministe e quanto queste l’accusavano di essere antifemminista e quanto lei s’incazzava per questo. Al punto da arrivare a decidere (quasi tremo nel dirlo) di smettere di scrivere di Darkover. Orrore! Anche lei si prendeva ben sul serio e non le mandava a dire. Anzi! Non era amata a suo tempo.
Senti se tu il 15 ci dovessi essere… portiamo un po’ di suoi libri e costruiamo un altarino votivo? ahahah
ciao
gian
Non poco che dire: “Parole Sante!” e adesso corro a recuperare la mia copia de La signora delle tempeste… è troppo tempo che non la prendo in mano!
Beh, per l’altarino votivo io ci sto… sì, lo so, mi sto imbucando ad una ‘festa’ privata, ma io sono pro santificazione di questa donna!
Vedo con piacere che ho creato una piccola ma agguerrita falange di fanatici. Benissimo! Mi frego già le mani all’idea di chiamarvi Torre Proibita, per il 15 ci sto senza dubbio a una rievocazione a Torino di MZB, non può mancare assolutamente. E credo che la tirerò in ballo per un’altra cosa che accadrà domenica 16… ma qui devo vedere un po’ di cose. Fra l’altro, attendo anche di leggere i libri non ancora tradotti, tipo Zandru’s Forge (Darkover), ho provato a contattare longanesi ma tacciono. Vi consiglio di sommergerli di mail a riguardo…
Riguardo al suo atteggiamento, ovvio che no, non era una santa (l’estato contrario, come ben si capisce da Le Nebbie di Avalon) era più una Sacerdotessa Pagana se proprio vogliamo. Ma ero questo suo essere trasgressiva in modo non trasgressivo a colpirmi davvero molto. Non le servivano mille paroloni, le bastava essere com’era, senza toni esasperati, per spiccare sugli altri.
L.
oh Lu’ era MZB non era comunque una qualsiasi eh!
mi spiace per il 16 che sono bloccato a una festa di comunione e non posso venire da nessuna parte manaccia. Mi sarebbe piaciuto. Mi dovrò accontentare del 15…
inizio a costruire l’altarino, ma lo farò usando il laran per modificare la struttra della materia muahahahah
Io dovrei ringraziare J.K. Rowling 😛
Neppure io seguo i blog degli scrittori italiani… Mi spiace ma di certo non hanno bisogno di ulteriori spinte all’ego. Un bravo autore parla attraverso i suoi libri.
PS pero di non perdere i capelli anche io negli anni 😀
😉 No, Pia, tranquilla.
Solo ai maschietti cadono i capelli. Alle femminucce invece iniziano a traballare altre parti del corpo… lascio alla tua (fervida) immaginazione.
L.
Preferisco non pensarci…